
Allungamento del pene
Nella comune quanto errata considerazione del maschio il pene è rappresentato alla stregua della spada di un cavaliere medievale in assetto di guerra: le dimensioni contano più della destrezza nell’usarla.
Ed è per questo motivo che fin dall’antichità la sua rappresentazione iconografica ed artistica è sempre stata sproporzionata in eccesso rispetto alle dimensioni del corpo (vedi ad es. la rappresentazione di Priapo, dio romano della fertilità , rappresentato con il fallo in erezione più grande della gamba), fino all’epoca rinascimentale quando sotto il papato, e quindi per imposizioni censoree, esso assume proporzioni più consone all’aspetto fisico e addirittura sproporzionate in senso riduttivo (vedi per es. i nudi della Cappella Sistina ed il David di Michelangelo).
Ma quando le dimensioni del pene sono definite “normali”?
Nel X Congresso dell’European-American Urological Association svoltosi a Roma nel 2003 si sono stabilite le misure medie del pene di un uomo di razza caucasica (per intenderci bianchi europei ed americani): 8-9 cm. in stato di flaccidità e 14-16 in erezione. Chiaramente queste misure devono essere prese dalla base del pene alla sua inserzione sull’osso del pube: negli obesi la parte “sporgente” del pene potrebbe essere del tutto occultata dal grasso, dando l’impressione di un pene piccolo ma in realtà nascosto dall’adipe.
Molte mamme sono allarmate dal presunto mancato sviluppo del pene dei loro bambini. Ma quando si completa il suo sviluppo? Fino a 17-18 anni è errato giudicarne lo sviluppo definitivo. Nel neonato esso misura fra i 3.1 e i 3.5 cm arrivando a 4.7- 5.1 attorno ai 10 anni. Fra gli 11 e i 16 anni arriva ai 6 – 13 cm. raggiungendo il massimo attorno ai 18 anni. Come si vede un ragazzo di 16 anni, soprappeso, potrebbe avere circa le stesse dimensioni “visive” di un bimbo di 10 anni. Inoltre nelle cellule adipose si trovano degli enzimi, detti aromatasi, che convertono il testosterone in estradiolo, ormone femminile. Conseguentemente più un bambino o adolescente è grasso, più testosterone viene convertito in estradiolo di fatto vanificandone l’effetto sullo sviluppo (tra l’altro) dei genitali ai quali questi ormoni sono destinati (basta merendine!).
Laddove le dimensioni nell’adulto siano effettivamente ridotte, caso in cui si parla di microfallo o micropene (5 – 8 cm. in erezione) esiste solo la chirurgia per incrementarle. Sebbene su Internet si vendano migliaia di prodotti che promettono allungamenti miracolosi, in realtĂ si tratta di autentiche bufale poichĂ© attualmente la ricerca farmacologia non è ancora riuscita a brevettare un prodotto realmente efficace, che sarebbe un successo planetario e che farebbe la fortuna del suo scopritore al pari o forse piĂą di una lozione per far ricrescere i capelli ai calvi.
Delle centinaia di richieste di falloplastica di allungamento che pervengono nei nostri Centri di Chirurgia Andrologica solo il 25 % riguarda uomini con il pene effettivamente “sottodimensionato”: gli altri in realtà desiderano allungarlo (e/o allargarlo) poiché si sentono inadeguati nei confronti dell’altro sesso al pari delle donne che si rivolgono al chirurgo plastico per migliorare il proprio aspetto fisico aumentando il volume del seno o riducendo quello del naso. In questo senso l’intervento di allungamento è inteso proprio come un intervento estetico e non funzionale, per cercare di far vivere meglio la sessualità dell’individuo che lo subisce. Bisogna però onestamente informare il paziente che con le più moderne tecniche chirurgiche di cui disponiamo non possiamo incrementare la lunghezza del pene più di 3 cm. nei soggetti magri e di 5 cm. in quelli soprappeso in quanto la tecnica prevede anche la riduzione della sporgenza causata dal grasso pubico (non fidatevi di chi promette aumenti maggiori!). L’intervento si esegue in regime di chirurgia ambulatoriale, in anestesia locale o loco-regionale, praticando una piccola incisione sul pube che scomparirà occultata dalla ricrescita dei peli, con dimissione al massimo dopo un paio d’ore dall’intervento, il ritorno alla attività lavorativa dopo 48 ore ed all’attività sessuale dopo circa un mese.
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